Bitcoin: la verità svelata.

Enrico Speranza
7 min readJan 23, 2023

Aldilà di come funzioni scopriamo perché sia stata creata.

La genesi

Ricordo in maniera molto vivida quando si iniziò a parlare di Bitcoin. Ricordo le prime spiegazioni, gli esperimenti sulla TESTNET scaricando il compilato e cercando di capire cosa diavolo facesse. Ricordo persino una nota dell’economista Edward Castronova scettico nei confronti del Bitcoin e del suo uso nei mondi virtuali. La realtà è che ci sono voluti anni soltanto per capire come funzionasse ed alla fine pormi una domanda che avrebbe dovuto precedere la comprensione del suo funzionamento tecnologico. Perché è stato creato Bitcoin, qual è lo scopo che si prefissava il gruppo o la persona che si nasconde dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto?

Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro e immedesimarci nel gruppo di specialisti che hanno iniziato a teorizzare l’uso di un sistema di pagamento digitalizzato attraverso l’uso di sistemi crittografici avanzati: ovvero il movimento “Cypherpunk”. Se si scorre infatti la bibliografia accademica e non (spesso un confine molto difficile da delineare in quest’ambito) gli iniziali tentativi sull’idea di “denaro digitale” non erano indirizzati verso la decentralizzazione, ma verso una “copia digitale sicura” di denaro emesso da una Banca (Centrale?). L’idea ad esempio di “Digicash” di David Chaum era quella di partire da una banconota emessa per creare in maniera sicura e soprattutto anonima una banconota digitale più semplicemente spendibile. La procedura abbastanza complessa contiene in nuce tutti i concetti crittografici alla base delle moderne BlockChain anche se commercialmente non ebbe molto successo. Parte del suo insuccesso è dovuto appunto al suo possibile collegamento con un’entità centralizzata come la Banca che potrebbe teoricamente violare la privacy dell’utente finale. Il movimento “Cypherpunk” metteva il concetto di riservatezza e libertà digitali come fondamento ultimo del proprio agire ed a riguardo vi invito a leggere alcuni manifesti che chiariscono gli intenti originari del movimento e dunque anche di Bitcoin:

L’informatica è sul punto di fornire la capacità di individui e gruppi di comunicare e interagire tra loro in modo completamente anonimo. Due persone possono scambiarsi messaggi, fare affari e negoziare contratti elettronici, senza mai conoscere il vero nome o l’identità legale dell’altro. Le interazioni sulle reti saranno irraggiungibili, grazie all’uso diffuso di reindirizzamento di pacchetti crittografati su macchine a prova di manomissione che implementano protocolli crittografici con garanzie quasi perfette contro qualsiasi tentativo di manomissione. Le reputazioni saranno di cruciale importanza, molto più importanti nei rapporti rispetto ai rating di credito odierni. Questi sviluppi altereranno completamente la natura della regolamentazione del governo, la capacità di tassare e controllare le interazioni economiche, la capacità di mantenere segrete le informazioni e persino alterare la natura della fiducia e della reputazione. (https://www.linkedin.com/pulse/bitcoin-e-i-manifesti-cyberpunk-claudio-pogliani/?originalSubdomain=it)

E’ indubbio comunque che dal punto di vista tecnologico quanto pensato e realizzato da Nakamoto si pone come evoluzione, forse sarebbe meglio dire rivoluzione, di un specifico filone di ricerca informatico che si era esaurito nell’ottica della “sincronizzazione” di un sistema centralizzato e quindi non decentralizzato. Immaginare infatti di garantire lo scambio di transazioni in maniera sicura e con le caratteristiche qualitative di una moneta in un ambito completamente decentralizzato pone delle sfide che hanno portato un cambiamento di paradigma sostanziale. Un cambio inaspettato e repentino che viene tratteggiato in maniera fantastica con un’analisi comparativa di vari algoritmi di consenso dal Prof. Ivan Visconti:

La gigantesca crisi bancaria del 2008 ha acuito gli avvertimenti ed ideali del movimento “Cypherpunk” concentrandosi sugli “innumerevoli pericoli” percepiti nei confronti del mondo delle Banche tanto da spingere la registrazione temporale da parte di Nakamoto del blocco iniziale della rete Bitcoin (definito Blocco Genesis) come prova di un articolo “The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks”. Un articolo di “denuncia” relativo al possibile salvataggio statale di alcune banche proprio in seguito alla crisi economico/finanziaria del 2008.

https://lmo.wikipedia.org/wiki/Archivi:Bitcoin-Genesis-block.jpg
https://www.reddit.com/r/Bitcoin/comments/c0n5oi/the_times_03jan2009_chancellor_on_brink_of_second/

Gli elementi della libertà, riservatezza e privacy sono ritenuti di fondamentale importanza tanto da spingere lo stesso Nakamoto ad affermare poi nel suo famoso WhitePaper:

Il modello bancario tradizionale consegue un certo livello di privacy limitando l’accesso alle informazioni alle parti coinvolte e alla terza controparte fiduciaria. La necessità di annunciare pubblicamente tutte le transazioni preclude tale metodo, ma la privacy può essere ancora mantenuta rompendo il flusso di informazioni in un altro luogo: ovvero mantenendo anonime le chiavi pubbliche. Il pubblico può vedere che qualcuno sta inviando un certo importo a qualcun altro, ma senza informazioni che collegano la transazione ad un utente specifico. (…) al livello delle informazioni rilasciate dai mercati azionari, dove il tempo e la dimensione dei singoli scambi — il “nastro” — è reso pubblico, ma senza che si riveli l’identità delle controparti. (https://bitcoin.org/files/bitcoin-paper/bitcoin_it.pdf)

Gli indizi erano sparsi e cercare di riunirli come abbiamo visto in come un puzzle in una visione coerente è stato molto complesso. Se infatti aggiungiamo agli elementi precedenti la scelta architetturale, molto criticata, relativa al numero finito e limitato di Bitcoin da poter “creare”, nasce quasi spontanea l’idea che una moneta “deflativa” percorra una precisa politica economica. Più precisamente una teoria monetaria (si vedano le teorie di von Mises e von Hayek) che gli Economisti ritengono poco efficace e persino pericolosa se comparata alle enormi esigenze economiche/finanziare moderne. Il numero limitato di Bitcoin da poter generare, unito all’impossibilità di un controllo della sua stabilizzazione da parte di un’entità terza quanto più possibile indipendente (leggi Banca Centrale) fanno di Bitcoin non una moneta in senso stretto tanto che difficilmente è stata utilizzata come semplice sistema di pagamento per beni e servizi (all’inizio lo fu ma oggi sarebbe impossibile farlo). La sua essenza di “oro digitale” lo hanno di fatto trasformato in una risorsa puramente speculativa e attualmente in tale modo viene usata e percepita. Da ultimo, nota tecnica, per il suo numero davvero basso di transazioni al secondo è impossibile da utilizzare come strumento di compra/vendita a livello “planetario” o nazionale a meno di usare ulteriori sistemi e piattaforme di livello superiore.

Crypto, Monete e Banche Centrali. Un dibattito bocconiano
https://www.reddit.com/r/InBitcoinWeTrust/comments/wx5ffk/bitcoin_has_now_transferred_the_equivalent_of/

L’utopia e la sua applicazione

Bitcoin deve a mio parere essere considerato la costruzione algoritmica di una precisa ideologia/politica economica. Il suo ideatore ha voluto dare al mondo non soltanto la sua invenzione ma, anche attraverso di essa, creare una vera e propria rivoluzione che avrebbe di fatto reso Bitcoin una piattaforma sicura completamente decentralizzata per l’invio e la ricezione di transazioni di denaro in un scarsità digitale creata artificialmente. Va tuttavia fatto notare che l’impatto sulla realtà non ha creato con molta probabilità o non ha raggiunto gli obiettivi che erano stati originariamente teorizzati. Bitcoin si è trasformato in un gigantesco sistema speculativo che richiede a gran voce, visti i recenti fatti su FTX e non solo, paradossalmente proprio l’intervento di un regolatore che possa stabilizzare il mondo delle cripto-valute e soprattutto scoraggiare e minimizzare gli enormi rischi e perdite che si sono venuti a creare negli ultimi anni. In tutti i casi è evidente che cercare di regolamentate qualcosa che è stato progettato per “sfuggire” ad ogni tipo di controllo pone dei problemi non di facile soluzione a tutti i regolatori nazionali ed internazionali. Sappiamo ovviamente che le transazioni Bitcoin non sono certamente completamente anonime, ma pseudo-anonime, tuttavia il problema permane nella sua enorme complessità: come stabilizzare e controllare qualcosa che ha fatto della sua riservatezza, sicurezza e non controllo uno dei pilastri della sua creazione? Potrà mai esistere una piattaforma legislativa in grado di dare forza di legge ad uno strumento che nasce da una ideologia politica molto vicina alla completa “anarchia”? Ed è proprio necessario se di fatto si pone al di fuori di quanto fino ad ora ipotizzato?

Bibliografia/Webografia

https://www.researchgate.net/publication/335290055_The_Crypto_Encyclopedia_Coins_Tokens_and_Digital_Assets_from_A_to_Z

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