Ripensare il MetaVerse: riflessioni, sentimenti, illusioni…

Enrico Speranza
9 min readApr 24, 2022

Alcune riflessioni a freddo nel pieno dell’onda mediatica sul nostro amato Metaverse

Il Metaverse: sarà il nostro futuro?

La notizia è oramai ufficiale. Il proto-Metaverse di punta costruito da Facebook/Meta è aperto gratuitamente a nuovi utenti, per ora (Dicembre 2021) limitatamente agli utenti FB/Meta di USA e Canada. L’onda mediatica lanciata da Zuckerberg è inarrestabile e sta inondando tutto e tutti.

La quantità di articoli, video, audio che affrontiamo ogni giorno rasenta il vero e proprio tsunami mediatico. Un sovraccarico di informazioni e giudizi che è quasi impossibile da digerire ed analizzare. Il “battage” è di proporzioni immani ed, aldilà dei giudizi postivi o negativi, ha raggiunto il suo scopo: tutti oramai parlano del Metaverse. Giornali, riviste, siti Web hanno indelebilmente creato il mito del Metaverse rifacendosi ovviamente al noto Snow Crash ed a Ready Player One (più il film che il libro naturalmente), descrivendo per sommi capi l’idea rivoluzionaria di cui si è appropriato Mark Zuckerberg descrivendone un futuro distopico e terribile.

Il reale problema è che soffro della “Sindrome di Alberto” (dal nome del mio collega che per primo ha enunciato questo fondamentale diritto dei “nerd”). Ovvero patisco l’amara consapevolezza che un argomento da Super Nerd, a cui nessuno dava minimamente credito, è divenuto il tema del giorno di cui tutti, ma proprio tutti parlano (proprio come è successo al gioco di ruolo D&D dopo la serie Netflix: Stranger Things).

Io ero li Gandalf, quando tutto è iniziato…

Ed in questo marasma le voci interessanti e che diano veramente un attenta analisi sull’argomento sono veramente molto poche.

Quando all’Università di Roma La Sapienza, anno domini 1995–2000, fantasticavo di ambienti virtuali immersivi usando sistemi in VR ed i primordi di Internet, già molti ricercatori avevano ideato e sviluppato alcune piattaforme di condivisione che collegavano in rete diversi sistemi CAVE spendendo cifre folli e sollevando un polverone sul reale bisogno, aldilà della sperimentazione, di un’ambiente virtuale immersivo condiviso attraverso la “grande rete” tra più utenti ed agenti in tempo reale. Oggi tutto quello che sembrava soltanto un esperimento è divenuto quasi di uso comune con un proliferare di piattaforme che più o meno assolvono ai tre principi cardine per definire un Metaverse: Identity, Persistence, Connectivity.

Ho provato così a buttare giù una lista di tecnologie che fanno capo ai concetti che ho menzionato per dare un’idea molto vaga della quantità di dati e sistemi che vanno regolati, integrati ed ottimizzati.

https://gitmind.com/app/doc/21f6376491

A questa complessità tecnologica vanno aggiunte diverse problematiche che si stanno delineando nel panorama dei mondi virtuali immersivi e non, attualmente in funzione:

  • Interoperabilità
  • Uso delle BlockChain
  • Riservatezza e sicurezza
  • Open Source

Interoperabilità tra Mondi Virtuali: il vero Metaverse?

Le diverse piattaforme (nè quelle rilasciate , nè quelle in sviluppo) hanno possibilità di interoperabilità praticamente nulle. A parte alcuni limitati esperimenti portati avanti naturalmente dalla Open Metaverse Interoperability Group sul formato degli Avatar, qualunque oggetto creato ad esempio in Horizon World non può essere trasportato su AltspaceVR e viceversa. Probabilmente impegnandosi molto qualche trucco o modalità si potrebbe trovare, magari usando file di formato diverso e qualche script di transcodifica, ma è chiaro che ci troviamo dinanzi a piattaforme parallele che non sono state minimante pensate per una possibile semplice importazione/esportazione dei dati utenti, oggetti, avatar, etc… Tutto rimane “incastrato” nel recinto informatico della piattaforma usata ed è molto difficile (alle volte praticamente impossibile) cercare di fare in modo che la stessa “entità” conviva su più sistemi e sia a sua volta esterna magari salvata su servizi completamente decentralizzati.

La stessa “identità”, spesso collegata al singolo account, è specifica di ogni singola piattaforma. Le mie credenziali ad esempio su AltspaceVR sono ovviamente diverse da quelle su VRChat, Rec Room, etc… a meno che non sia io stesso ad uniformarle infrangendo a mio rischio una regola basilare della sicurezza informatica.

Non ultimo anche le BlockChain utilizzate in alcuni Mondi Virtuali possono essere differenti. La maggior parte si basa su Ethereum e sistemi equivalenti, ma se creassi un NFT su Algorand (od altra BC…) sarebbe molto difficile renderlo operativo anche su altre BlockChain a meno ovviamente di crearne uno per ciascuna rete. Le stesse “crypto monete” possono essere convertite tramite sistemi di “swap” tra differenti rete, ma credo che specifici token crittografici molto difficilmente possano essere “convertiti” da una rete all’altra a meno di eventuali conversioni e riconversioni.

Come risolvere dunque? Nel mio piccolo ho ad esempio iniziato almeno a definire la modifica di un ARC (ARCs: Algorand Requests for Comments) per gli NFT e FT di Mesh tridimensionali considerando vari formati e protocolli di decentralizzazione: https://github.com/algorandfoundation/ARCs/pull/87 La speranza è che altre BC creino analoghi “standard” permettendo un più agevole interscambio o persino, vedremo come, una completa futura interoperabilità.

Anche l’opera meritevole, coraggiosa ed innovativa dell’OMIgroup alle volte mi lascia perplesso. Alcuni gruppi interni stanno facendo un enorme sforzo per ampliare il formato aperto e completamente gratuito: GLTF contattando i singoli sviluppatori e la stessa Kronos, ma snobbando lo storico X3D che ha già ampiamente affrontato la medesima questione e discende concettualmente dal VRML ovvero dal sistema ideato proprio per condividere un linguaggio comune simile all’HMTL facilmente interpretabile ed utilizzabile.

Oltre tutto l’X3D è già uno standard OSI (ISO/IEC 19775-1)ed ha alla spalle un consorzio di aziende che lo utilizza da lungo tempo, eppure nessuno sembra volerlo prendere in considerazione. Qualche sparuta discussione, con altri tecnici in giro su varie chat, mi hanno fatto sorgere il dubbio che sia ritenuto un standard vecchio ed obsoleto, basato sull’XML e dunque troppo “ridondante”. Si assiste quasi sempre al passaggio attuale da XML a JSON ritenuto più snello, stringato, semplice, tuttavia queste mi sembrano sottigliezze tecniche molto simili ad inutili “guerre di principio” (che noi sviluppatori adoriamo…) alla luce del fatto che le specifiche versione 4 dell’X3D stanno portando il tutto proprio all’utilizzo del JSON: https://www.web3d.org/news-story/x3dv4-draft-specification-available-public-now. La realtà è che di librerie open source pronte all’utilizzo per il formato GLTF ne esistono molte, non altrettanto dicasi dell’X3D. Se aggiungiamo poi il “cambio di generazione” per uno standard nato nel 2013 e l’atavico bisogno degli sviluppatori di preferire distruggere e reinventare la ruota, allora si può comprendere il perché dell’adozione di nuove specifiche ed il relativo possibile sviluppo. In ogni caso lo ritengo un’ inutile ridondanza e non un miglioramento. Sarebbe stato molto più opportuno a mio parere contattare il “web3d Consortium” e lavorare con loro allo sviluppo di una libreria multi piattaforma utilizzabile da tutti, razionalizzando l’attività di sviluppo e costruendo sul qualcosa di già consolidato e sedimentato nel tempo. Per me una grande occasione mancata, l’ennesima per il Metaverse e non solo.

BlockChain: fine o mezzo?

Un’immagine catturata da Amazon sui libri dedicati al Metaverse…

Se avete provato a cercare qualche libro su Amazon riguardo il Metaverse avrete sicuramente notato che la maggior parte di quelli appena pubblicati sono focalizzati solo e soltanto sulla questione speculativa e finanziaria. Ho sempre pensato che l’economia fosse uno degli aspetti secondari in un Metaverse, ma comunque utile come componente della piattaforma. Il problema più grave che si evince da questa pubblicazioni: l’idea stessa di Metaverse sembra essere di secondaria importanza. La “scarsità” e la “disintermediazione” sono gli unici concetti introdotti dalle BlockChain che stanno distorcendo la realtà come un “buco nero super massivo” inghiottendo oltre l’orizzonte degli eventi della finanza speculativa l’idea molto semplice che il trasferimento di denaro sia un mezzo non il suo fine. Gli utenti che sono in un Metaverse hanno sicuramente bisogno di comprare e vendere oggetti, terreni ed ogni altro bene virtuale, tuttavia l’economia interna dovrebbe in generale essere abbastanza al riparo da una eccessiva speculazione. Inoltre l’economia non dovrebbe prendere il sopravvento rispetto all’aspetto ludico, sociale, interattivo del Metaverse stesso. Insomma, come già detto, la BlockChain è sicuramente un mezzo, non certo il fine ultimo del Metaverse. Inoltre, per concludere, possedere obbligatoriamente un “portafoglio virtuale” per poter accedere ai rispettivi Mondi Virtuali, penalizza l’ingresso di nuovi utenti che non vogliono o non possono possedere monete virtuali. Inoltre, ne rallentano l’adozione.

Riservatezza e sicurezza

Secondo la nota Teoria dell’Iceberg in Informatica, la maggior parte degli utenti si concentra soprattutto sulla grafica e l’interfaccia utente, vede e giudica soltanto quello che vede ma non ha la minima percezione del gigante di ghiaccio che l’acqua nasconde alla sua vista. Ogni piattaforma telematica riceve e trasmette dati che sono associati ad un utente e che sono ritenuti da tutti il vero valore da preservare ed assicurare. Ogni scelta, post od immagine parlano di noi, delle nostre convinzioni idee e viene ampiamente analizzata e profilata proprio per meglio influenzarci e persuaderci. Non parliamo poi della possibilità che alcune delle informazioni contengano dati sensibili come orientamento sessuale, politico, ideologico, oppure eventuali malattie ereditarie, acquisite e perfino future predisposizioni alla malattia. Dobbiamo essere particolarmente sicuri che non sia possibile ad esempio intuire o dedurre tramite sistemi di IA o reti neurali appositamente addestrate dal semplice tracciamento in tempo reale in VR se siamo malati, quale siano i nostri interessi e come questi dati vengono conservati, elaborati e resi disponibili. Piattaforme legislative come GDPR (che spesso vengono associate alla noiosissima accettazione dei cookie per ogni santo sito web che visitiamo…) sono state emanate proprio per difendere i cittadini e scoraggiare chiunque voglia trarne profitto danneggiando o discriminando gli utenti dell’Unione Europea e perché no anche dell’intero mondo. Gli esperti si stanno facendo molto domande a riguardo e l’opinione pubblica mondiale è particolarmente attenta a queste problematiche soprattutto all’indomani di scandali, crisi come la pandemia e la guerra. E’ necessario che tutte gli attori siano sensibilizzati su questi argomenti e sappiano difendersi chiedendo leggi e provvedimenti che tutelino tutti in maniera equa e giusta. Non mi sembra tuttavia, aldilà di sporadici casi, che tutto questo sia stato preso nella giusta considerazione o che sia all’ordine del giorno del pensiero delle società e dei singoli utenti/cittadini.

https://xrsi.org/wp-content/uploads/2020/09/XRSI-Privacy-Framework-v1_002.pdf

Open Source

Se escludiamo i “fork” del compianto proto-Metaverse HighFidelity ed il progetto JanusXR (ormai quasi abbandonato…) ed Hubs, nessuno degli attuali Mondi Virtuali ha messo il proprio codice come Open Source, anche solo in parte. Credo che sia una delle condizioni più importanti che tutto il software sia rilasciato sotto licenza Open Source in modo da garantire che tutti possano verificarne sicurezza ed utilizzo dei dati. Se inoltre tutta l’infrastruttura fosse basata su protocolli e standard aperti e royalty free allora potremmo veramente avere che la diffusione e verifica del futuro Metaverse possa essere sotto il completo, a tutti i livelli, controllo degli utenti, delle entità governative e delle società che lo utilizzano. In realtà, dopo l’abbandono del progetto HighFidelity e l’incredibile avventura del precedente progetto OpenSimulator, tutte le questioni relative al movimento Open Source sembrano essere state accantonate. Dobbiamo quindi nuovamente constatare che ci troviamo dinanzi ad una nuova occasione perduta, che avrebbe portato un grande vantaggio all’avventura tecnologica del Metaverse. Si è scelto invece l’idea contraria sviluppando tanti mercati chiusi, uno differenti dall’altro, meravigliosi “giardini” tecnologici recintati da alte mura invalicabili.

Conclusioni

L’idea di Metaverse è sicuramente affascinante sotto ogni punto di vista, ma come ci insegna la letteratura, dobbiamo prestare molta attenzione a quale desiderio chiedere al “genio della lampada”. Un lampada infranta può divenire molto velocemente il proverbiale “vaso di Pandora” ed è quindi giusto, necessario e fondamentale che si avvii una seria discussione pubblica mondiale prima che sia troppo tardi. Non abbiamo infatti bisogno di future “Cassandre” per capire che qualunque tecnologia può amplificare problemi antichi come ad esempio la disinformazione, la violenza di genere, la discriminazione e persino la guerra!

Tuteliamoci adesso e spingiamo ogni società, governi, utenti e sviluppatori alla riflessione affinchè l’utopia del Metaverso non diventi un incubo, ma il sogno tanto desiderato e forse un nuovo piccolo passo del progresso umano!

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